India per me

Ancora ricordo il carico di emozioni che serbavo dentro di me mentre mi preparavo lo zaino del mio primo viaggio, il primo che facevo totalmente da solo: mi avrebbero atteso due mesi al centro dell’ignoto.

Una ricerca per dare significato e sostanza alla sola cosa che conoscessi della disciplina, il nome: Yoga.

Ho praticato arti marziali per una vita, da quando avevo cinque anni.

Arrivai in India e precisamente a Rishikesh, meta che avevo scelto perché notoriamente riconosciuta come capitale mondiale dello yoga, dopo un viaggio dalle mille peripezie, recitando a mente le motivazioni che mi avevano condotto qui: aumentare le mie abilità in stretching e assetto mentale.

Fortunato dicevo allora, in stream (nel flusso) direi adesso.

Trovai il maestro perfetto per l’epoca della mia consapevolezza, passai 4 ore al giorno per il primo mese a praticare con lui e le restanti ore a praticare da solo quello che avevamo svolto a lezione, ripassando, rimettendo in ordine gli appunti e cercando di fare esperienza di miliardi di direzioni da seguire, di porzioni di pelle da estendere, di muscolatura nuova e misconosciuta da contrarre.

Il primo mese fu davvero tosto ma denso di una grande soddisfazione, ero andato mentalmente alla ricerca di qualcosa e lo avevo trovato!

Nel lungo incedere del mio viaggio il mio inglese, allora imbarazzato e scarso, migliorava e con esso le mie capacità relazionali mutarono, permettendomi di iniziare a conoscere persone, riuscendo anche a capire in maniera sufficiente e a farmi capire oltre il minimale livello base.

In quei giorni conobbi un ragazzo francese che mi portò, avendo capito le mie attitudini marziali, a provare una lezione di Ashtanga yoga, una versione più dinamica del mio allora attuale studio che prendeva spunto dall’Hatha con un fortissimo indirizzo verso la stilizzazione di bks iyengar.

Fu un’esperienza fantastica tanto che l’aggiunsi prima di pranzo alla mia routine portando la mia pratica giornaliera sulle sei ore di lezioni ed altrettante di studio personale.

Questo percorso mi fornì le basi che mai rinnegherò nella mia vita; erano lezioni dure con altrettanti duri e severi insegnanti che erogavano la disciplina a forza di alzate di voce e sproni fisici.

La vera svolta avvenne in quella settimana quando, chiacchierando con il mio nuovo amico indiano, mi parlò di un bravissimo insegnante che si trovava alle pendici di una collinetta vicino a dove alloggiavo.

Quel maestro dalla barba lunga cambiò tutto. Aveva lo yoga, riusciva a mediare l’istanza fisica con un qualcosa di più profondo che a fine lezione assumeva la parvenza di un piccolo e prezioso discorso sulla materia che avrei imparato a riconoscere come satsang.

Dovetti assolutamente sostituire una delle mie lezioni con Ashish Sharma con una di Surinder Singh che mi stava facendo comprendere il paesaggio al di là della mia staccionata fatta di stretching e mindset.

Studiai gli ultimi 15 giorni con un fervore quasi estatico alla ricerca di ogni parola che veniva nominata, di ogni posizione performata durante le pratiche.

Così si concluse il mio primo viaggio con un pacchetto eccezionale di esperienze che sono state l’incipit della mia curiosità e del mio insegnamento.

Nei seguenti anni continuai a recarmi a Rishikesh arrivando a fare il mio primo corso insegnanti. Necessitavo di una regolamentazione e certificazione del mio sapere attraverso un percorso disciplinato che mi avrebbe conferito in Italia la possibilità di operare sereno.

Avevo avuto la fortuna di incontrare gli insegnanti giusti e durante tutto il TTC mi ricavavo ore dove poter praticare con loro che a quel tempo non erogavano ancora essi stessi corsi di formazione.

La mia esperienza con il TTC fu densa e fruttuosa ed è lì che avvenne l’incontro che tuttora modifica, implementa ed accresce la mia visione ed il mio studio dello Yoga.

Un anno di pratica da solo e come insegnante aveva già di molto modificato il mio atteggiamento sulla disciplina, aprendo le porte ad una maggiore comprensione e fruizione della stessa; ed è lì, proprio in quello spazio di consapevolezza, che si innestò Vimal Sharma, insegnante del lineaggio Himalayano che porta in seno le conoscenze più antiche e recenti di due dei più grandi personaggi della storia dello yoga moderno: Swami Rama e il suo discepolo Swami Veda Barathi.

Questa conoscenza, che perdura nel momento attuale, è quella che ha rivoluzionato il mio studio ed il conseguente approccio a tutta la disciplina.

Con lui iniziai a studiare filosofia dello Yoga, Pranayama e Meditazione; con e attraverso lui continuo ad innamorarmi ogni giorno di questa disciplina andandone a sviscerare ogni singolo minuzioso aspetto.

Negli ultimi due anni sono stati molti i preziosi regali che ho ricevuto da Vimal: il primo, l’anno scorso, di poter chiamare maestri i suoi maestri e sapere di essere introdotto nelle conoscenze del lineaggio in maniera non filtrata e completamente aperta.

Quest’anno, grazie al dono più bello che potessi ricevere, un insieme di lezioni sul corso di filosofia tenuto dal suo maestro e che sto insieme a Cinzia, altra nostra insegnante nella Turiya Yoga Academy, traducendo in italiano.

Non potete ancora capire lo stupore in ogni traduzione ed in ogni pratica in cui Vimal ci sta guidando, uno stupore che cresce ad ogni livello di profondità raggiunta nella conoscenza delle sfumature che compongono gli Yoga Sutra.

Fortunato per l’apertura a collaborazioni future che vedranno crescere ed estendere il raggio di conoscenza della nostra accademia on line grazie anche al suo apporto.

Ecco l’india cosa è per me, una fonte di acqua fresca, il viaggio dell’anno in cui metto alla prova me stesso, il luogo dove le priorità della vita quotidiana scendono ad un giusto livello, facendomi apprezzare ancora di più l’agio e le comodità che troppe volte si danno per scontate.

Quello spazio in cui crescere in conoscenza nozionistica ma soprattutto prendere coscienza del mio atman ( il mio sé).

È quel tempo in cui le mie energie si dedicano in maniera costante e completa al ritorno all’essere uno studente, quel tempo in cui ridivento un curioso, operoso ricercatore.

Quell’india che trasuda, respira ed è Yoga.

 

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