Mantra che ti passa
Sei fermo; immobile; in un completo silenzio; la mente, una camera totalmente silenziosa, al centro un piccolo cristallo. Paziente, osservando attendi; arriva da lontano pulsando, fioca è la luce, fioco il suono, si condensano in quel piccolo cristallo, risuonano al suo interno.
Connessi ad un respiro che ha il sentore di un continuo soffio di seta, si fondono con esso, “so ham”.
Danzano un bagliore dietro l’altro, il suono si fonde, nessuna pausa tra inspirazione ed espirazione, “so ham”.
Ed io finalmente “sono quello”.
Questo è il significato del mantra SoHam, la quieta affermazione della fine della ricerca del proprio sé che si fonde con il tutto.
Purusha e Prakriti che collassano in sé stessi ed il Sadhaka che scopre che sé stesso e la realtà non hanno altro che la stessa, stupenda, splendida essenza, non più attaccato ad uno schema filosofico che lo spieghi.
Il mantra è un qualcosa che ti entra dentro come un seme ed il suo germogliare esprime il più bello dei fiori.
È il segreto consiglio, il più prezioso dei regali, quel tesoro da custodire gelosamente e coltivare con la pratica.
Il mantra veniva pronunciato ad un massimo di quattro orecchie pena la sua esplosione in mille frantumi.
Pradhan mantri, nella lingua indi, è la figura del primo ministro mediata attraverso i secoli dal consigliere più fidato del Re, colui che con il suo consiglio supportava le più ardue decisioni politiche e personali.
La parola mantra spiega la maniera con cui la mente è capace di meditare ed è collegata in maniera trasversale, grazie alla radice “man”, ad una serie di concetti a cascata che si intersecano tra loro.
Mauna in sanscrito significa silenzio; un Muni è colui che si predispone, che coltiva l’abitudine, che ha inclinazione a vivere il silenzio. L’uomo che si pone in ascolto, in pieno silenzio, di un mantra può definirsi uomo perché nella sua ricerca impatterà nella sua vera natura, non a caso in inglese uomo si scrive man.
Una volta entrato in contatto con voi il mantra si riverserà nella vostra vita accompagnandovi sottobraccio ad ogni esperienza, ogni volta diventerà il fine veicolo che vi traghetta verso l’acquisizione di una mente che sia capace di respirare anche sotto stress.
Lo utilizzerete come eliminatore di tutte quelle scorie residuali che si accumulano durante il giorno chiedendogli di pulire la vostra mente, di snellirla e di renderla dissipata da quella nebbia di mille pensieri.
Un mantra è la lama di una centrifuga capace di rendere liquidi i vostri pensieri restituendone un flusso duale se non unitario.
È l’imbuto dal collo stretto che incanala il vostro flusso mentale verso una mente che è capace di risiedere in un unico luogo con al suo centro un unico pensiero.
Come molti strumenti che ci aiutano a meditare un mantra, che sia esso un’immagine o un suono, è il cocchiere che ci permette di realizzare Viveka, una mente chiara che sappia discernere in cosa risiede la differenza tra Purusha e Prakriti.
Un mantra una volta piantato è un seme che si rende autonomo, lo sentirete con voi quando meno ve lo aspettate, entrerà in soccorso nei momenti bui e vi aiuterà a trovare un assetto mentale che porti sempre alla migliore decisione.
A voi basta solo innaffiarlo ogni tanto e lui vivrà una vita propria a vostro pieno supporto, pronto a ricevere la vostra chiamata all’occorrenza ed a manifestarsi nella misura in cui l’avete fatto crescere.
Come ogni suono nato dal silenzio vi accorgerete che viene dal profondo, da un luogo lontano, sorgente del vostro più intimo essere.
Come ogni apripista, la strada che delinea è una strada percorribile a doppio senso, e come si paleserà in meditazione potreste decidere di seguirlo a ritroso.
Nel suo esatto momento di fusione tra le due parole che lo compongono si rende disponibile ad essere attraversato con la stessa forza di un buco nero in cui potersi rivolgere internamente per raggiungere, cullato dal suo dolce moto, il punto di discesa più profondo che abbiate mai conosciuto.
Quel punto infinitesimamente piccolo eppure così densamente grande.
In Matrix, Morpheus (dio del sonno, in molte tradizioni, nel film lo potremmo definire Guru) a Neo (unico ed eletto) diceva:
“Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quanto è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più”
Ecco che a fine articolo questo è il mio consiglio: scegli una vita normale e potrai fare quello che vorrai ma se sei curioso su di tè, diventa un motivato ricercatore e lo Yoga ti porterà, attraverso una strada meravigliosa, verso quell’unico punto che ha il senso del non giudizio, della libertà totale in pieno e realizzato contatto con la tua essenza più naturale, finalmente calma, serena, placida e costantemente allegra.