Ripercorrere la strada
MMolto del mio io è cambiato strada facendo, e molto del cambio lo devo allo Yoga. Ripercorrendo a ritroso la mia vita osservo un Simone trasformarsi. A quindici anni formulai la frase “ad ogni soglia importante di sofferenza, corrisponde una soglia di aumentata consapevolezza.
Per quanto quella frase rimane inoppugnabilmente vera, consegna la sensazione che solo attraverso la sofferenza ci si possa elevare in termini di comprensione di questa strana onda che è la vita.
Il periodo era fruttuoso affinché la pensassi in questa maniera.
L’adolescenza propone un andirivieni di micro-sofferenze che hanno un sapore totalitario ed occlusivo, abbiamo la netta sensazione che ogni cosa possa avere un risvolto definitivo; in verità è un periodo nel quale ci si sta formando, si stanno trovando le risorse per imparare a sopravvivere a quelli che nel futuro costituiranno i ritmati problemi della vita.
Si risponde in maniera attiva e reattiva con tutte le energie che vorticano mettendosi a servizio di ogni singola azione che può rivoluzionare l’intero mondo.
L’adolescenza è il netto momento in cui si squarcia il primo velo di maya e si prova a travalicare gli schemi indotti dal precedente periodo che ci ha visto immersi nella vita prettamente familiari.
Sono sempre stato un ragazzino frenetico, arrembante, con la giusta arroganza di colui che pensa di avere la verità in pugno ed ho condotto la mia vita alla ricerca di abilità mentali che mi potessero far avvertire comodità in un mondo che a stento sentivo mio.
Ho sempre avuto una mente versatile che ho imparato a modellare tramite l’osservazione ed una forte autoanalisi.
L’imprinting all’onestà e all’elevazione culturale indotto dalla mia famiglia mi ha sempre reso al margine di una società che tiene da conto valori inversi, rivolti alla ricerca dell’apparire e cavalcante la parola “successo”.
Era inevitabile poter immaginare che la risultante potesse non essere un forte senso di inettitudine verso un mondo in cui erano altre capacità a venire riconosciute, un’ingiustizia risultava per me la più affilata delle lame, la mancata nozionistica su un argomento, un buco da colmare, la deduzione e l’intuito le armi più sottili.
Ho pagato tanto lo scotto di questa forma mentis che mi vedeva reagire al mondo con spocchia e tracotanza, difese necessarie al mio essere timido e al mio dover essere un bravo ragazzo.
Ogni schema per fortuna porta in seno pregi e difetti ed avere sempre una sezione della mia mente aperta al controllo dei miei processi mentali, con la finalità di avere accesso al modus operandi altrui, mi ha consegnato uno schema che mantengo anche ora e che mi è utilissimo per affermarmi nel mondo con la semplice sicurezza, avulsa ormai dai quella arroganza tipica della più che giovane età.
Molte sono le cose e gli eventi all’interno della mia mente che hanno operato e stanno operando un cambio, molte le esperienze che mi hanno allenato e formato.
La più impattante e straordinaria è stata lo Yoga.
Conosciuto circa sei anni fa, continua ad operare in maniera subdola seppur molto più consapevole all’interno di me.
Lo Yoga, nato come pratica fisica, ha impattato all’interno delle mie esigenze mentali e culturali in una maniera che nulla prima era stato capace di operare.
È diventato l’elemento trasversale della mia vita mentale ed ha preso un ruolo centrale nella mia evoluzione lavorativa.
Per quanto la rincorsa ad una disciplina che tenga in considerazione tutti i livelli dell’essere uomo sta cercando di essere recuperata in ogni ambito sportivo ed olistico, lo Yoga rimane il più prezioso dei tesori incontrati per strada.
Nessun confronto se non con te stesso ed a servizio di ciò 5000 anni di conoscenze che trovano la loro ordinata rivoluzione nel testo più libero e perfetto che menti umane abbiamo saputo creare.
Lo Yoga è quella disciplina che internamente ha modificato l’approccio alla vita e quella mia frase fondante descritta ad inizio articolo.
Tramite la disciplina ho cominciato a detrarre una maggiore consapevolezza del mio corpo e della mia mente soprattutto dati input positivi e non solo dalla sofferenza che il mondo produce,
Lo yoga ha avuto, ed ha tutt’ora, il potere di colmare tutte le mie necessità in tema di crescita personale ed elevazione culturale e spirituale.
Lentamente sta rispondendo, grazie ad uno studio metodico e approfondito e grazie ad una costante pratica, a tutte quella serie di domande insolute che hanno sempre costellato la mia mente.
Ha dato credito e risoluzione a molte delle mie necessità fisiche e mentali in ogni ambiente dove la pragmaticità è abilità principe per il vivere in maniera efficiente una vita dignitosa.
Le Asana creano vigore ed elasticità e forniscono la struttura alla mia mente; la meditazione mi conferisce una mente snella, ricaricabile e che impara a sostenere con pazienza gli input della quotidianità.
Gli Yama rispondono in maniera più elevata ed indirizzante all’antica voglia di essere un bravo ragazzo ed il Pranayama mi fa sperare che esiste un sistema sottile di percezione su me stesso.
Molti degli schemi reattivi e della arroganza adolescenziale si stanno estinguendo consegnandomi strumenti validi al fine di poter ottenere una dismissione del conflitto interno, una conseguente piacevolezza nell’esposizione ed una sempre crescente tolleranza e pazienza.
Lo Yoga mi sta regalando l’opportunità di vivere la vita non più sottoposta a sbalzi emotivi giornalieri ma con uno stampo di costante, seppur non estatica, allegria.
Lo Yoga sta lentamente, con il suo prodotto di aumento della consapevolezza, restituendomi una visione a ritroso molto più calma che mi permette di arrivare a conclusioni filosofiche e pratiche che mai avrei potuto immaginare.
In meditazione avere un lineaggio da poter ringraziare ad ogni inizio pratica, significa poter avere accesso ad una consapevolezza più grande che parla con una coscienza storica che travalica la mia persona; poter ragionare su ambienti sui quali molte persone hanno posto la loro osservazione, tramite l’utilizzo di tecniche o di spiegazioni di così elevata caratura, costituisce di fatto una connessione che dà accesso ad una coscienza universale.
Sono sempre stato un amante del cinema e soprattutto nella mia adolescenza non sarei mai andato a letto senza aver portato, come mi piaceva tanto definirla, una novità nella mia vita.
Ho letto tanti libri e visto altrettanti, se non più, film e la mia comprensione di essi sta ancora variando.
Ieri, qui a Rishikesh, mi sono ritrovato a raccontare a Cinzia alcuni scorci su uno dei film più rivelatori che abbia mai visto e la mia attuale consapevolezza ha fatto sì di riuscire meglio ad interpretare una frase di cui non avevo colto il pieno potere.
È il reale motivo fondante della mia esposizione “mediatica” sui social o qui sul sito.
Vi lascio di seguito un breve estratto del film Cloud Atlas.
“Essere vuol dire essere percepiti, pertanto conoscere sé stessi è possibile solo attraverso gli occhi degli altri. La natura della nostra vita immortale è nelle conseguenze delle nostre parole e azioni, che continuano a suddividersi nell’arco di tutto il tempo.”
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“ Se fossi rimasta invisibile, la verità sarebbe stata nascosta, non lo potevo permettere”
Queste sono solo due frasi di uno dei film più Yogici che abbia mai visto, se vi ha incuriosito guardatelo ma vi prego di farlo in assetto meditativo e non solo per entertainment, condensa in sé molta della filosofia che stiamo studiando anche mantenendo un forte grado di effetti speciali.
In fine, ora, posso dirvi che: “Ad ogni soglia di gentilezza corrisponde una soglia di allegria pari a quella che si può imparare a detrarre dalle sofferenze. Il fine è la libertà, sentirsi liberi dalle catene dettate dai nostri sovra-schemi e condizionamenti. Ponendo in campo tutte quella serie di azioni, anche veloci, che siano completamente aderenti alla tua vera attuale natura”