Appuntamento a Patrica,sentiero natura,un percorso di 3 km ad anello, un sottobosco accogliente e refrigerante. 

Briefing previsto alle 18.45 nell’area pic nic punto di partenza, io dalle 16 come una gatta alla finestra guardo il cielo, l’orizzonte è carico d’umidità e minaccia tempesta. Tuoni e vento attraversano i timpani a non presagire nulla di buono ma… Noi siamo “coloro che vivono nel vento” e si decide che la meditazione nel bosco non verrà rinviata.

Siamo li,i più temerari forse i più curiosi pronti si ma anche ignari dell’esperienza che ci attende.

Simone, il maestro e organizzatore introduce un breve discorso “brahmcharya” “camminare con consapevolezza” invitandoci a farlo silenziando le voci, da quel momento ascolteremo il bosco e i suoi abitanti, il crepitio di passi cadenzati in comunione con il terreno misto a brecciolino per poi confluire in quell’unico punto che muove ogni singola vita “il respiro” conducente universale, compagno d’avventure misuratore d’emozioni.

Quel grillo parlante interiore che non usa parole e punto di connessione nelle menti più evolute che tentano il cambiamento.

Ringrazio il bosco, distributore inesauribile di quell’ossigeno, carburante del respiro instancabile,ogni movimento consapevole conduce l’anima verso l’immobilità,la fermezza e compostezza.

Il cigolio dei passi si trasforma in un personale count down per poi svanire e lasciare spazio a quell’atto di concentrazione profonda.

Giungendo a metà percorso indico con un gesto una radura e dopo esserci sistemati intorno a Simone prendendo posizione comodamente seduti, colonna ben dritta, gomiti pesanti, mani salde sulle ginocchia, accade che il tempo sembra essersi fermato e lo lo spazio che ci circonda sospeso, nulla di mistico o trascendentale sta avvenendo e la certezza di essere ben radicati non svanisce, il cammino ha preparato corpo e mente a ricevere e siamo di fronte al naturale accadimento degli eventi. 

Tante menti che convergono verso quell’unica fonte, verso l’universo infinitamente nominato dai pensatori più eccelsi. 

Una lieve pioggia, elemento naturale potrebbe essere disturbante, io l’accolgo e la inglobo nel tutto non fornendo ulteriori distrazioni alla mente.

Siamo connessi, ognuno sulla propria frequenza, inaliamo aria, la stessa di chi prima di noi ha sperimentato e disciplinato e l’atto di ringraziamento verso i tanti maestri si fonde divenendo estratto del creato.

L’ om, suono primitivo diventa l’unico credo mentre la volontà ed i pensieri dismettono il loro processo evaporando come l’acqua piovana sul mio corpo con l’ausilio di un raggio di sole che si fa spazio tra le nuvole.

In quel silenzio personale riprendiamo il cammino, diretti verso il rientro. 

La mia consapevolezza appare amplificata, lo strumento corpo trasmette le vibrazioni della terra, tutto è melodia e gli organi di senso agiscono senza forzature.

Sto seguendo il flusso abbandonandomi al bosco e se entrando poteva apparirmi insidioso e ricco di ostacoli, ora che giungo verso l’uscita pur non domandandomi “quando ‘una leggerezza mi accarezza e le paure sembrano estinte.

Ora mi sento bosco!

Lascia entrare la luce della consapevolezza nel bosco della tua mente latente e attendi il cambiamento!

Klesha e samskara si dissolveranno liberando il bosco di false credenze.

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