Da poco concluse le 3 mattinate del mese di luglio nel bellissimo scenario del paese di Piglio esattamente presso il Convento di san Lorenzo. Una iniziativa fortemente voluta dall’amministrazione del comune che ha visto una fiorente partecipazione di molti dimostrando attenzione e curiosità verso la disciplina che diffondiamo nel rispetto dell’antica cultura indiana millenaria.

Io, onorata di far parte di questa solida realtà, sarò presente a due mattinate e le sensazioni che riporterò per entrambe le lezioni non subiranno grandi mutamenti d’impatto emotivo sebbene vasto risulterà il ventaglio di scelte tecniche accurate e curate dal Maestro Simone.

Ricordate il famoso detto: “se Maometto non và alla montagna, la montagna va da Maometto”?… Beh! Nel nostro caso ci fermiamo alla prima affermazione ed ecco i ragazzi della Turiya Yoga Academy in tour, carichi di tappetini e tanta allegria in partenza alla volta dei monti Ernici passando per la rinomata via del vino cesanese.

Innumerevoli filari di uva segnano taciti e laboriosi il percorso da attraversare, quasi a volerlo segnalare, e se “in  vino veritas” senza neanche assaporare lo squisito nettare degli Dei ma pur sempre inebriati dall’aria dolciastra, con onestà d’intenzione e portatori di speranzose verità, giungiamo al cospetto dell’austero convento che svetta su di in colle preceduto da un’ombreggiato viale alberato.

Lui è lì, e ci osserva come un vecchio saggio immemore del peso dei suoi anni, nulla presagisce di non essere i benvenuti e ci lascia passare, noi silenziosi e rispettosi troviamo il cortile distante qualche centinaia di passi che sarà il luogo preposto alle pratiche future.

L’aria è fresca e frizzante ed è un cocktail di benvenuto perfettamente servito dalla signora natura, tutto si pone al nostro compiacimento, moscerini e zanzare dalla padrona vengono scacciate, le instancabile formiche spostano il cantiere altrove e le cicale introducono il loro concerto in onore dello yoga.

Libera da calzature a piedi nudi mi fondo danzando con la mente e sullo sfondo giurerei di vedere il vecchio saggio abbozzare in goffo sorriso sotto l’ispida barba.

Il paesaggio si presenta dalla terrazza su cui affaccio come uno spettatore curioso e preparato, case, viali, alberi e rigoli d’acqua attendono pazienti lo spettacolo che a breve inizierà sul palcoscenico della vita interpretando noi stessi.

È nella frase “sankalpa shakti” utilizzata come discorso introduttivo da Simone nell’ultima lezione in trasferta che trovo ispirazione e motivazione anche nella stesura di questo articolo. Il sankalpa è in intenzione, una motivazione, un proposito, una frase positiva, parola sanscrita carica di significato.

San=la verità più alta e Kalpa=promessa

Una promessa a noi stessi con una forte intenzione, con fiducia e impegno, lo stesso impegno e fiducia che ho ritrovato nella simpaticissima signora Mariarosa, non più giovanissima che in totale sicurezza affiancata dal rassicurante Simone sollevava le gambe sostenuta dalla testa e avambracci nella famigerata posizione di “shirshasana” (verticale eseguita sulle spalle), unico effetto indesiderato, risate a profusione e contagio inevitabile dei partecipanti che da lì a poco si ritrovavano nella medesima posizione mettendosi in gioco e nel gioco tornare bambini.

Tre mattinate intense cariche di nozioni, di fatica fisica di meditazione e condivisione, mai ho notato un calo d’attenzione in quel contesto gioviale sostenuti da un luogo salubre attraversato e permeato da decenni di percettibile spiritualità conciliandosi nel nostro atto meditativo.

Attraversa il tuo corpo, scopri blocchi e resistenze, supera  i tuoi limiti senza forzature affidandoti all’antica disciplina e inebriati del tuo respiro guardando con gl’occhi di un bambino mantenendo la consapevole saggezza.

1