Confesso, oggi più che mai non avrei voglia di abbassare la testa su questa tastiera, c’è tanto da guardare oltre. Quei luoghi, al quale ho attribuito un valore magico, non dismettono di darne conferma, ci si rifugia nei propri angoli del cuore anche dove regna sovrana l’indisponenza e su questo pensiero compare un’immagine, una gracile donna, invisibile nella forma e nella sostanza agli occhi del suo tiranno, lavora incessantemente sul cantiere, la osservo durante il corso delle ore mentre i suoi ritmi, le sue movenze e la sua rassegnazione non subisce variazioni né nel tempo, né nella fatica di un lavorio logorante. La osservo di buon ora, su quel terrazzo in costruzione a pochi metri dalla nostra camera, scostando la tenda della finestra sopra il letto, è la prima immagine che la mente registra. Impasta cemento con arnesi rudimentali e solo dopo aver riempito il recipiente, pesante più della sua stessa persona, lo solleva, lo pone sulla testa e lo trasporta a quell’uomo un po’ più giù che seduto, incurante, attende di essere servito. Lui è lì, una figura di mezza età , il suo viso segnato dal disprezzo verso le classi inferiori, dall’avidità che sfigura coloro devoti al Dio denaro, li riconosci, hanno il ghigno di chi ha perso l’anima e venduta per 30 denari. La minuta donna è apparentemente placida, ma si muove come un corpo vuoto, sfinito, rassegnato al suo destino, non ha neanche la forza di “odiare” quell’essere che reca dentro di sé il seme del male nella storia. Non mi dite esagerata, durante il giorno, appena rincasavo era lì che andava il mio sguardo, ho provato a fissarlo incessantemente per trasmettere la mia disapprovazione, lui è superiore, il male in questo mondo materiale apparentemente vince anche su di me che sono nata libera. Silvia è uscita, in camera nostra si trasferisce il lazzaretto degli “schizzati “, Simone e Scarabocchio stanno male, io sono la costante malata del viaggio, decido di sollevarmi ed uscire ribellandomi al mio tiranno corpo. Mi fermo in quel garage dove una mosca svolazza nel mio cappuccino, qualcosa è già storia scritta. Decido di cambiare strada, è la mia passione farlo, qualcosa nell’ignoto mi ha sempre attratta fin da bambina, non sarei qui se così non fosse. Il luogo in salita verso la cima della collina s’infittisce di zone popolari, abitazioni datate sovrastate da strutture in espansione, il nuovo avanza, il vecchio resiste. Costeggio il rigagnolo d’acqua che arriva fino a valle, un localino attira la mia attenzione, accogliente, pareti dipinte di stili più svariati, luoghi dove è possibile entrare e in totale libertà scegliere di dare espressione al personale estro, dipingere, suonare, leggere, filosofeggiare. Mi riprometto di tornarci, faccio un video dall’esterno e proseguo fin quando il rigagnolo non si ripresenta a me, più voluminoso, più scrosciante e rumoreggiante si palesa come una cascata vigorosa. Alcuni minuti e sono rigenerata, sento quella forza scorrere nelle mie vene, l’acqua trasmette il potere della natura, mi ricorda che siamo fatti della stessa materia, accolgo anche questo luogo e lo deposito nel cuore. Sulla strada per il ritorno le scene viste al contrario assumono forme diverse e il paesaggio si modifica inevitabilmente. Intanto alcuni operai smontano la tendopoli che accoglieva il matrimonio, tiro un sospiro di sollievo, stasera niente unzunzunzunz! Una mucca, ingorda, si ciba dei fiori ornamento della cerimonia, qui a dire il vero le mucche mangiano di tutto, immondizia compresa. Poco più distante c’è il vitellino zoppo che pascola sotto casa, anche lui è arrivato lì, sembra stanco, magro, mi avvicino, lo coccolo, gli sbuccio un mandarino e sembra lo apprezzi ingurgitando come se non ci fosse un domani. Salterò volontariamente la lezione con Ashish, oggi proprio non ho voglia di introdurre nozioni, oggi ho bisogno di continuare a rintanarmi in quei luoghi protetti, la spiaggetta con Tulsi, la scalinata Barbapapà , la sorgente nascosta, il terrazzo sopra il cielo, le scale nido… oggi mi chiedo se questa donna abbia un suo luogo del cuore, continuo a guardarla, nulla cambia mentre il sole si abbassa, i volti non lasciano trasparire la fatica di un giorno di umiliazioni, vorrei poterle regalare uno o tutti quei luoghi, regalarle il tempo e la libertà … se solo me lo chiedesse…​