Questa sera ho fatto la doccia prima di tutti, 5 minuti veloci, tolgo i vestiti di dosso e subito dopo li lavo altrimenti in pochi giorni rimarrei senza nulla vista l’essenzialità del mio bagaglio, mi copro quanto più possibile, il fresco, trasportato dal vento si fa sentire, neanche mi guardo allo specchio, non ne sento il bisogno, ci prepariamo per la mia  prima cena a Rishikesh con il gruppo e seguendo il router per la wi-fi, non sono una tossica della connessione ma qui non puoi farne a meno, non ancora. La scelta del ristorante cade sul cibo italiano, a me sta bene, con questa permanenza quest’anno ho trascorso 50 giorni in India in 3 occasioni diverse e per quanto buono il cibo possa essere, la semplicità vince. 

Seduti su comode poltroncine di vimini con imbottiture rosso cardinale, quasi mi distendo attraversata da un accenno di rilassatezza, la fame si mescola alla stanchezza assumendo una forma quasi disumana e mentre attendo la porzione di spaghetti al pesto appena ordinata,  con la mente inizio a vagare e una folla di ricordi a guerreggiare. 

Oggi gita, il nostro programma da giovani marmotte la prevedeva, destinazione Beatles ashram, un luogo di culto e meditazione abbastanza datato e ambiente suggestivo, comprenderete dal nome che fu dedicato ai Beatles, scelsero di trascorrere in questo posto 5 mesi della loro vita dedicandosi alla  purificazione dell’anima amplificando così, attraverso le pratiche meditative, la coscienza individuale e collettiva, ne beneficiò il loro genio artistico che in molti conosciamo. Nel mio diario non vi racconterò di una Rishikesh fatta di templi, asharam, divinità e riti, ne mi soffermerò a illustrarvi storie del passato come fossi la famiglia Angela, non ne ho ne la preparazione ne penso che questo mio estratto sia volto a questo, semmai potreste trovare spunti su cui, qualora doveste venire, fare ricerche personali. Caffè bollente tipo nescafé per tutti (gentilmente offerto dalla mamma delle Guidotti) preparato in camera nostra grazie al bollitore che ci ha prestato  Cinzia, è come se fosse qui con noi, la mamma delle mamme sebbene sempre attuale e mai scontata. Chiacchiere e risveglio dei non morti e sforando l’orario previsto di partenza metto start sul contapassi che a fine giornata segnerà 11 km mossi dall’intento di unire l’utile al dilettevole.

Il percorso che ci conduce nell’asharam è percepito differentemente dal gruppo, io, Simone e Silvia sappiamo  dove stiamo andando e a tratti camminiamo spediti quasi incuranti di immagini ormai familiari che si presentano al nostro sguardo, differente per Matteo e Daniele che vedono tutto per la prima volta. È interessante osservarli e fare loro domande per capire come stanno percependo l’ambiente. Matteo coglie continui spunti creativi fermandosi ad ogni occasione, la sua telecamera e go-pro sulla testa sono pronte a carpire il meglio, sarà la sua abilità di video maker a rendere il tutto poetico e altrettanto realistico. Daniele vuole vedere la scimmie, ma devono aver saputo del suo arrivo andandosi a nascondere nella foresta perché l’anno scorso era impossibile non vederle. Vuole capire perché si è lasciato convincere a venire in un posto tanto diverso dalla sua cultura e soprattutto quanto dobbiamo camminare. In mezzo a queste domande apparentemente leggere si nasconde tanta voglia di comprendere, forse anche tutto troppo velocemente. L’India è antica così come tutta la sua cultura, puoi solo immergerti e spegnere il cervello, sarà il corpo a condurti e la mente istintiva ad apprendere. Volgiamo lo sguardo sulla nostra destra, il Gange ci ricorda di seguire il flusso con la sua stessa naturale armonia.

L’interno del luogo di culto sarà suggestivo per i nuovi e di conferma, secondo i livelli di consapevolezza, per chi già lo conosce. La mattina scorre velocemente, al drone non è concesso di  volare, video e foto fanno da cornice ad una mattinata di serio lavoro tra amici. Il lavoro di modello/a è estremamente faticoso, io preferisco scrivere, Simone e Silvia visibilmente provati ma con entusiasmo si sono concessi al certosino lavoro. Un gruppo coeso, battute continue alimentate dalla diversità dei nostri caratteri, Daniele è uno showman simpaticamente incazzato, Matteo è assorbito nel suo mondo di produzione, Silvia cerca la luce migliore, pareti colorate, cura i dettagli, Simone si offre al suo gruppo di lavoro e si lascia governare per poi riprendere le redini quando richiesto, io sto li, li osservo, osservo ciò che ho intorno e colgo spunti da poter riferire, porto l’ironia che mi contraddistingue come balsamo alle fatiche e supporto come assistente i modelli /insegnanti Simone e Silvia.. Il tempo scorre con una velocità da ritmi occidentali, incontreremo l’oriente quando finalmente ci ritroveremo seduti nel nostro localino “lassy”. Un piccolo rettangolo con 3 pareti ed un’uscita, un terrazzino che affaccia sul Gange, tappeti sudici ma carichi di storia sul quale accomodare le nostre natiche stanche e davanti ad un lassy delizioso, consumiamo il nostro leggero ma sostanzioso pasto. La carica energetica arriva dall’armonia del luogo, dalle chiacchierate leggere, dal perderci nella tranquillità del Gange. Riprendiamo contatto con l’orario, anche se con dispiacere dobbiamo affrettarci e rientrare nella base operativa, ci sono le registrazioni di “asana” con il maestro indiano da fare, Simone deve studiare, io continuare a scrivere, Silvia lavorare le foto e Daniele? Niente! rifiuta la fatica! …. Ahhhhh scherzo, lui rende visibile nell’immediatezza (connessione permettendo) il lavoro di una giornata. L’impegno lavorativo va via via volgendo alla fine e lentamente si spegne come un fuoco lasciato e non alimentato, ognuno si ritira nel proprio angolo per il momento “amore” che a casa aspetta.

Polpettaaaaaaaaa!! Il suono di una voce familiare mi riempie di gioia, Simone in video chiamata con la sua tenera figlia “Mia” e la complicità con la donna che le ha dato questo dono rendono da subito l’idea di famiglia, a seguire sento Scarabocchio diventare liquido puro al cospetto dei suoi gemellini Flavio ed Alessandro, lo sento giocare ed entrare nella modalità stupidigia dove il personaggio “Rabbia” del cartone ‘Inside Out ” non può non arrendersi al cospetto dei  teneri bambini, Matteo è un ragazzo introverso, nomina la sua dolce metà Lucia e si apparta per crogiolarsi in effusioni da giovani innamorati. Silvia cerca Sara, la sua sorellina da proteggere con amore anche a distanza, io, sono con il mio amore, Ermanno, ve l’ho citato e lo ringrazio per aver creduto in questo viaggio più di me stessa e avermi stimolata ad affrontarlo morbidamente. 

La cena è conclusa, i ricordi  sono stati catalogati e pronti per  essere trascritti, riemergo da questo stato creativo e mi riunisco ai miei compagni con le ultime attenzioni della giornata. Base operativa, tisana immancabile come rito finale di unione, i 2 sottogruppi si separano dopo la buonanotte, buonanotte Silvia! Buonanotte Tamara, metti tu la sveglia? Si……… Buonanotte amici