Dal balconcino del nostro punto di osservazione, dove ci viene servito lo squisito lassi, io e Silvia contempliamo la vita cittadina su mamma Ganga che si palesa senza pudore e in tutto il suo splendore. Da pochi minuti abbiamo finito la lezione con Il maestro Ashish e complici, quasi senza neanche dircelo, ci concediamo quella pausa che ormai è diventata la nostra tradizione. Parlare non serve, tutto ciò che si presenta alla nostra vista può sortire effetti differenti, ma di intensità superiore. Io prendo spunti dal mio punto di osservazione emotivo per poi poter dedicare al diario le migliori parole, Silvia produce fotografie che possano di loro volta raccontare il suo, però rimaniamo colpite da 2 avvenimenti in quel tempo dedicato alla contemplazione. Il primo è il bagno di un uomo anziano, gracile, con la barba lunga e bianca e la pelle baciata dal sole. Il rito religioso, soprattutto oggi, giornata di luna piena, prevede la totale immersione nell’acqua gelida del Gange. L’ho visto inabissarsi più volte, affondando la testa in avanti, per poi uscirne e aver lavato via i suoi pensieri più inquinati. Un uomo che trasuda intima tradizione, incurante del contesto che lo osserva, movimenti gentili dentro un contenitore sacro di acqua energizzante. Non ho contato quante volte si è immerso, non m’interessa,  potrebbe essere lì da sempre e sortirebbe sempre lo stesso effetto ammaliatore su di me, una volta fuori dall’acqua si rivolge al sole, la materia che avvolge quello spirito benedetto ne trae piacere, ne assorbe calore, brilla fino a diventare esso stesso luce con il riflesso delle gocce che come prisma sul corpo irradiano luce. Le mani vicine al cuore, palmo su palmo, nel mezzo un leggero spazio vuoto dove il vento confluisce ed emette un delicato suono sordo percepibile solo dal suo fruitore, un gesto di ringraziamento, di preghiera, nobile, puro e sincero. La macchina fotografica ha catturato secondo il cuore di Silvia, il fascino di quei movimenti puoi solo viverli, ogni rito nel fiume sarà diverso dal precedente. L’uomo è quasi asciutto, la luce sul corpo ha disperso l’intensità, Il momento dedicato e magico si è concluso, l’anziano rishi, avvolto da un telo tipico arancione, riemerge dallo stato meditativo in cui versa, e il nostro sguardo, quasi per rispetto lo lascia andare, mescolandosi tra la gente.

Grazia e contemplazione di un momento appena vissuto, un sussulto del cuore ci riporta su un’altra dimensione, a pelo d’acqua una sagoma prepotente, con ali forti a consentire quella planata decisa, un’aquila arrivata dall Himalaya, maestosa quanto il massiccio indiano, appare giusto il tempo veloce quanto la sua abilità di rapace, ad un metro dal terrazzo che ci ospita, si prende gioco di noi povere mortali, il suo obiettivo di approdo sembriamo noi, quando una virata di tutto tondo le consente di riprendere quota  e perdersi nel suo cielo. Aquila e saggio nello stesso modo tornano ad agire nel mondo secondo la loro essenziale natura, un dono che rimarrà nei ricordi di un viaggio dove il caso e il tempo di attenzione producono grandi effetti.

La centrale operativa è in fermento, possiamo solo raccontare l’esperienza perché la mattina dei super impegnati ha radici sul terrazzo del nostro alloggio, Matteo, insieme ai maestri, attraversa le 4 stagioni di Rishikesh nel punto più alto della palazzina e tra vento tagliente del mattino, sole a picco delle ore centrali, freddo pungente al calar del sole, Scarabocchio e Simone si prestano come tutto fare oltre il compimento dei loro impegni predefiniti….. se avessi la possibilità di osservarli meglio nel loro operato potrei scrivere anche di più sulle sensazioni che mi trasmettono, questo è un aspetto intimo e personale che per motivi logistici non potrò riportare in quanto oscuro alla mia vista, apprendo dai loro racconti che 3 uomini occidentali, con 2 maestri indiani, quando s’intersecano nei momenti di pausa, producano azioni di grande complicità comica maschile di linguaggio universale. 

Il sole sta scendendo a ricordo di una giornata giunta quasi alla fine, mentre io mi unisco a Silvia in cerca di nuovi suggerimenti dirette verso Lakshman Jhula, uno dei 2 ponti che attraversa il Gange, i “scialli” continuano instancabili, ci rivedremo tra un paio d’ore a cena, nel ristorante italiano “a tavola con te” e stasera ospite il maestro Vimal ci darà l’onore di condividere il pasto con lui. Serata al ristorante italiano a base di conversazioni in inglese in un luogo indiano, il mondo è bello perché è vario e libero…. la libertà che la mia amica aquila oggi mi ha voluto ricordare.

 

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